giovedì 29 novembre 2012

Primi passi a New York



Le prime impressioni di New York sono state di sporco e sciatteria.
Sono atterrato a La Guardia in ritardo di più di un’ora, è mezzanotte e non ho ancora mangiato niente.
Mi compro uno squallido panino formaggio-e-uovo nell’unico squallido fast food ancora aperto nell’aeroporto.
Mi chiedo: è il West che è più pulito di qui o è NY che è sudicia?
Ad ogni modo, uscito dall’aeroporto vengo investito da una folata di aria umida e appiccicosa. Accidenti, perché mi sono portato la stessa giacca che uso a Yellowstone… stamattina c’erano tipo 10° F, qui 10°C! Cioè una ventina di gradi di differenza!
Salgo sul pullman e dopo meno di un’ora scendo nella zona indicata: la West Harlem a Manhattan. Anche qui non è proprio il massimo dell’ordine e pulizia.


125th Riverside Drive Viaduct

Camminando per strada sento che l’aria è proprio diversa. Non solo lo smog e l’umidità, due cose che a Yellowstone mancano. Ma vengo anche investito in continuazione da diversi odori di fast food, di kebab, cibi etnici, di spazzatura… e tutto intorno a me è pieno di piccoli negozi e posti dove si mangia ancora aperti. Nonostante sia ormai l’una di notte.
Cammino seguendo la linea della metropolitana sopraelevata, accompagnato dal rumore assordante di qualche treno che passa. La subway funziona a qualsiasi ora tutti i giorni della settimana!
E finalmente eccomi entrare nel mini-mono-locale di Andreij, il mio primo ospite.
Per fortuna lo trovo ancora sveglio e pimpante, stava scrivendo un progetto per l’università. C'e' ancora tempo per 2 chiacchere davanti a una birra. Altra differenza: a New York non si va a letto fino a tardi, mentre a Yellowstone può capitare che la gente vada a dormire di sabato alle 10 di sera…
E poi dormire è stato facile, dopo le fatiche del viaggio, ma mi svegliavo di soprassalto ogni quarto d’ora, vuoi per la metro che passa sferragliando, vuoi per il vociare di qualche ubriacone per strada, vuoi per le sirene della polizia, e ancora peggio la nettezza urbana.
Il rumore del vento, i wapiti che bramivano, i coyote che ululano sono ormai ricordi lontani.
Queste sono state le mie prime impressioni di New York.

lunedì 26 novembre 2012

tra Renzi e Bersani

Lettera di mia mamma:

Ma come si fa a non votare per questo qua?
Ma vi rendete conto di come la politica sarebbe più diretta, più accessibile al cittadino, meno fumosa e subdola? di come viene voglia di partecipare a costruire un'Italia migliore?
Può votare anche chi non l'ha fatto domenica: trasciniamo tutti a votare per lui!
P.S.  Marti, se non lo fai, sciopero da nonna
Lore, se non lo fai, verso la varechina nel banano di monte

 

Risposta:

Madre,

ho deciso che:
- anche se e' un democristiano
- anche se e' appoggiato da persone e lobbies discutibili
- anche se ho visto il suo programma, e vedo elogi a Monti (al quale pero' non dara' incarichi nel prossimo governo), la volonta' di risparmiare sugli stipendi agli insegnanti, e intuisco che voglia introdurre i "prestiti d'onore" agli studenti universitari, quindi farli indebitare per pagare le tasse universitarie
- anche se scrive che vuole far nascere parchi divertimento per creare sviluppo
- anche se vuole "Ridurre il debito attraverso un serio programma di dismissioni del patrimonio pubblico. "

tra Renzi e Bersani voto Renzi, perche' votare Bersani vuol dire approvare quello che il PD ha fatto e sta facendo fin'ora, e vuol dire cambiare governo per non cambiare nulla.
E beccarsi Monti e la Fornero con un ruolo nel prossimo governo, mantenere le rigide gerarchie in stile vecchio PCI nel PD, mantenere lo status quo delle corporazioni, conventicole, caste,  e cosi' via.



Ma a marzo votero' Movimento 5 Stelle.

ps ma a parte il bel parlare fiorentino e la camicia bianca, il suo programma ti piace? lo hai letto?
pps hai visto dello scandalo di Nichi Vendola?
Sono delusissimo.


venerdì 23 novembre 2012

In viaggio per New York



Ho fatto un record: ho preso per miracolo sia il volo di andata che quello di ritorno. Sono sempre meglio!
Andata.
Non mi andava di pagare per lasciare
la macchina per una settimana nei parcheggi convenzionati, trovare una navetta che mi portasse da Bozeman all’aeroporto manco ci ho pensato (mezzi pubblici? Ma figuriamoci, qui?), e ho rifiutato con orgoglio di farmi accompagnare all’aeroporto ("me la caverò, vedrete!").
E così su google maps ho individuato dove parcheggiare la macchina senza pagare. Il posto dove si trova l’aeroporto è un piccolo paesino che si chiama Belgrade. Sì, proprio come la capitale della Serbia. Poco più in là c’è Manhattan, e poi Amsterdam. Che gran fantasia di nomi!
Arrivato sul posto ho potuto constatare che Belgrade era separata da una rete e filo spinato dall’aeroporto. Accidenti, mi hanno letto nel pensiero. Mi sono poi avventurato in un’altra zona residenziale, con l’idea di farmi un km a piedi lungo lo stradone, e ho chiesto a qualche abitante del luogo se gli desse fastidio che lasciassi la macchina lì.
Il primo mi ha fatto notare che dove lascio la macchina, lo spazzaneve non può pulire la strada. ”Eh, ma allora lei come fa con la sua?” “La sposto ogni giorno, così lo spazzaneve il giorno dopo pulisce dove non aveva pulito il giorno prima. Se la lasci qualche piede fuori dalla strada sterrata laggiu' non possono farti la multa ne' rimuoverla con il carroattrezzi.” Sì, già, facile poi spostarla di lì, soprattutto se viene giù un metro di neve.
Girato l’angolo, ecco che incrocio lo spazzaneve. L’uomo mi dice: “per me puoi lasciarla dove vuoi, il problema sono i residenti che potrebbero insospettirsi e dire alla polizia che c’è una macchina abbandonata. Fermo un’altra macchina: “Per me dovresti parcheggiarla proprio nel mezzo di 2 case, magari sul retro, sperando che ognuna delle 2 famiglie pensi che la macchina è dell’altra.
Insomma, dopo qualche giro pesca infruttuoso, ho guardato l’orologio e ho dovuto arrendermi e andare a lasciare la macchina nel parcheggio convenzionato. Per arrivare all’aeroporto giusto una 40ina di minuti prima.



Arrivo al check-in, vedo che alla Frontier Airlines c’è scritto “closed”. Strano. Forse questo.. non è il check-in. Chiedo alla Delta, lì di fianco. E mi dicono che essendo un piccolo aeroporto, Frontier, per risparmiare, chiude il check-in appena il personale deve recarsi al gate.
Comincio a sudare. “Quindi ho perso l’aereo?” “Sì”.
Non può essere vero! La imploro di fare qualcosa e lei va a vedere un attimo se c’è ancora qualcuno nello stanzino della Frontier.
Attesa snervante.
“No, non c’è nessuno” mi dispiace.
Non mi resta che andare a implorare la polizia ai controlli del metal detector. Loro non possono lasciarmi passare senza carta d’imbarco, ma poi magicamente arriva il responsabile che dice: dammi i documenti, te la faccio io la carta d’imbarco.
Incredibile.
Sembra abituato a questa cosa.
E dopo 5 minuti di attesa snervante, torna con il biglietto. “Hai 5 minuti prima che il gate chiuda”. E, come se non bastasse, i suoi sottoposti iniziano una serie di controlli meticolosi: togli le scarpe alza le braccia fa vedere cosa c’è sotto la spalla (stupida vite di titanio!).
Poi mi aprono il bagaglio e cercano qualcosa. Dopo un’attenta ricerca, ecco che estrae dallo zaino un pezzo di carne congelata: e questo cos’è? Carne di bisonte, my friend. Ah, ok, e lui ripete alla radio “Bison meat” e mi lascia andare. Io corro a più non posso, il gate è manco a farlo apposta l'ultimo del corridoio. Tutto e' deserto, ma le 2 hostess sono ancora lì, il che mi fa accelerare ancora di più. Una sporge una mano, gli allungo il biglietto e senza molti convenevoli mi fa passare.
Sono sudato e appiccicoso, ma ce l'ho fatta!

Arrivato a Denver, nulla da segnalare, oltre al fatto di aver ricevuto all’imbarco le avances più attempate di sempre: una hostess che si avvia verso i 50, colpita dalla mia nazionalità, che mi rivela il suo cognome: Finocchio ("Eeeh.. noo rido perché significa un ortaggio… mica per altro") e mi chiede di insegnarle qualcosa in italiano. "Cosa?" "Una frase d’amore… " lo stuard e le altre hostess se la ridono, io un po' meno.
“Dai, ripeti, come si dice?” e io “Ti amo” e lei forte “Te amo???” “No, quello è spagnolo”. E lei: “You know, cuuuutie, come vorrei essere anch’io su quell’aereo per New York.”
E io fra me e me: “come vorrei già essere su quell’aereo…”

E prima di decollare, il de-icing. Ovvero la procedura per rimuovere il ghiaccio dalle ali e fusoliera.
Avete presente com'e' figo assistere dall'interno di una  macchina all'autolavaggio?
Ecco, stessa cosa ma su un aereo!


Una cosa costosissima (circa 1 $ al litro di liquido usato) ma necessaria. Gia' solo 0,8 mm di ghiaccio sulle ali riducono la portanza del 25%!

Il ritorno.
Ho avuto il privilegio di essere accompagnato all’aeroporto in macchina, e mentre la sera prima alle 2 le strade erano brulicanti di taxi di gente che andava per locali, la domenica mattina alle 7 Manhattan era deserta. Scene tipo l'Avvocato del Diavolo.
E siamo arrivati all’aeroporto in anticipo. Peccato che appena il mio amico se ne va, mi accorgo di essere al terminal sbagliato.


E aspetta la navetta. E la navetta arriva tardissimo. E arrivato al check in:

"Mi dispiace ma lei ha perso l’aereo."


Gia' sentita questa frase!
Mi rendo solo ora conto che questo volo partiva alle 8.30, non alle 8.47! Ho fatto confusione con il volo di andata. Meno male che sono 17 minuti e non un'ora.
Solita scena, la imploro di farmi il biglietto lo stesso, lei me lo fa ma mi dice “tanto non ce la fai ad arrivare al gate in tempo”. E io costretto a correre in mezzo alla gente in coda e chiedere ad uno ad uno:
“Please.
I’m missing a plane”. Could I go ahead? Thank you very much”
“Please. Could I?
Thank you!”
“Please” “Thanks”.
Fossero stati meno gentili l'aereo lo avrei perso in pieno.
Supero agevolmente il metal detector, corro verso il gate e mi trovo la stessa hostess che mi aveva fatto la carta d’imbarco: “Già qui?” E fu così che presi anche il volo di ritorno.

Ma atterrato a Bozeman… la brutta sorpresa: 57 $ di parcheggio da pagare.
Sempre meglio di perdere 2 voli!

giovedì 8 novembre 2012

Il discorso di Obama: sintesi per i piu' pigri


Qualche estratto saliente del discorso di ri-elezione che mi ha piu' colpito.

Thank you so much.
Tonight, more than 200 years after a former colony won the right to determine its own destiny, the task of perfecting our union moves forward.
Mi fa sentire in un momento cosi’ importante della storia d’America. Io c’ero!

I just spoke with Gov. Romney and I congratulated him and Paul Ryan on a hard-fought campaign.

Fair Play d’obbligo. Scontato.

whether you held an Obama sign or a Romney sign, you made your voice heard and you made a difference.

Fair play 2. Ma se pensiamo che Romney invece avrebbe governato solo per l’altra meta’, disinteressandosi apertamente del 47% di “coglioni che votano a sinistra” (vi ricorda qualcuno?)
And I wouldn’t be the man I am today without the woman who agreed to marry me 20 years ago. Let me say this publicly: Michelle, I have never loved you more.


E come si fa a non amarla. La nipote di una schiava che si e' fatta madre d’America. Una donna venuta dal basso e che ha stile da vendere. Dolce, sensuale, attiva e attivista, impegnata nelle questioni sociali piu' di ogni altra first lady nella storia.

Sasha and Malia, before our very eyes you’re growing up to become two strong, smart beautiful young women, just like your mom. And I’m so proud of you guys. But I will say that for now one dog’s probably enough.

Le brave e belle figliole d’America, le abbiamo viste crescere anno dopo anno, mentre i capelli di Barak imbiancavano e Michelle e’ rimasta la bella donna di prima. E mettiamoci pure il first dog. Scene di vita quotidiana della first family che si dipinge come la middle family che tutti aspirano ad avere.



E dopo quest’apertura brillante, un po’ di questioni sociali.

We want our children to live in an America that isn’t burdened by debt, that isn’t weakened by inequality, that isn’t threatened by the destructive power of a warming planet. 

Oh… ti sei ricordato del global warming. Grazie, il mio amico Pika in pericolo sara’ contento!!

We want to pass on a country that’s safe and respected and admired around the world, a nation that is defended by the strongest military on earth and the best troops this – this world has ever known.

Ehm… Barak questa te la potevi evitare… questo prossimi 4 anni vedi di portare a casa i soldati e mandarli in cassaintegrazione.

But also a country that moves with confidence beyond this time of war, to shape a peace that is built on the promise of freedom and dignity for every human being.

Okay cosi' va meglio! Tutto il mondo tira un sospiro di sollievo. Non avevo capito dove volevi andare a parare!

To the furniture worker’s child in North Carolina who wants to become a doctor or a scientist, an engineer or an entrepreneur, a diplomat or even a president – that’s the future we hope for.

Questa e’ l'America che ci piace, l'America che non calpesta le tue aspirazioni sociali! Il figlio dell’operaio deve diventare dottore! Possibilmente non indebitandosi all'Universita'.

And whether I earned your vote or not, I have listened to you, I have learned from you, and you’ve made me a better president.
 


Saper ascoltare. E Obama sa anche rispondere.

This country has more wealth than any nation, but that’s not what makes us rich. We have the most powerful military in history, but that’s not what makes us strong. Our university, our culture are all the envy of the world, but that’s not what keeps the world coming to our shores.

Eh, gia'... La forza dell’America e’ anche questa, quella di attrarre nelle sue Universita’ i migliori cervelli. Che noi perdiamo.

What makes America exceptional are the bonds that hold together the most diverse nation on earth. The belief that our destiny is shared; that this country only works when we accept certain obligations to one another and to future generations.

Quanto mi piaci qui, quando fai sentire tutti gli americani e tutte le generazioni sulla stessa barca… quanto si saranno sentiti ispirati gli americani!

I believe we can keep the promise of our founders, the idea that if you’re willing to work hard, it doesn’t matter who you are or where you come from or what you look like or where you love. It doesn’t matter whether you’re black or white or Hispanic or Asian or Native American or young or old or rich or poor, able, disabled, gay or straight, you can make it here in America if you’re willing to try.

Ma non sono certo che I fondatori fossero anti schiavitu’, aperti ai matrimoni gay e via dicendo. Ma va bene cosi’, dai. Se non altro e’ una promessa che fai tu e ti crediamo sulla parola!

I believe we can seize this future together because we are not as divided as our politics suggests. We’re not as cynical as the pundits believe. We are greater than the sum of our individual ambitions.

Bravo. Bello. Dopo aver visto queste incessanti immagini di battaglie contea per contea, questa e’ un’immagine distesa, rassicurante, che tutti si augurano. Toglie spazio alle ambizioni personali, e lascia un’aria di ambizione collettiva, di un cammino condiviso per il popolo americano.

Discorso semplice, diretto, adatto a tutti. Sono sicuro che dentro di loro, anche quelli che hanno votato Romney hanno avuto un guizzo di patriottismo e riconoscono Obama come il loro Presidente, l'unico che possa tenerli uniti. Forse anche solo per un momento, hanno capito che:

"...we remain more than a collection of red states and blue states. We are and forever will be the United States of America."


mercoledì 7 novembre 2012

Four more years!

Abbiamo vinto!!!
Assistere alla diretta del dopo elezioni e’ stato un po’ come assistere a una partita della Nazionale. Forza (stati) azzurri!!
Ieri sera nella piccola living room del dormitorio, pc in streaming (non esistono le tv nel nostro campo base stile ultimo avamposto in Antartide) e proiettore sul muro, eravamo tutti uniti a fare il tifo per Barak. Gli employees del National Park Service, inutile dirlo, votano compatti Obama.
Abbiamo seguito con il fiato sospeso le incessanti zoommate della CNN sui vari swing states, e proiezione dopo proiezione, poll dopo poll, era tutto un gioire ogni volta che vedevamo colorarsi di blu una delle contee degli stati chiave di queste elezioni.
New Hampshire, Virginia, Wisconsin, Iowa, il popoloso Ohio e la tanto agognata Florida che e’ rimasta contesa fino alla fine.
Quando ormai eravamo a 240 grandi elettori su 270 necessari per la conquista della presidenza, la vittoria ormai era solo questione di conferme.
Ma la CNN ci manteneva sulle spine, e l’annuncio non arrivava mai. Cosi’ abbiamo girato su Fox News, e, abbiamo letto con grande sorpresa:






Cosi’, rieletto. Dato per certo.
Le telecamere su folle festose e multietniche di varie citta’ americane, contrapposte alle facce cupe dei giornalisti dell’emittente repubblicana.
Poi, dopo le parole di congratulazione, il tradizionale fair play e i sorrisi a denti stretti di Romney, ci si aspettava da un momento all’altro il discorso di Obama. Discorso che purtroppo e’ arrivato troppo tardi, e a una certa ora ce ne siamo dovuti andare a dormire.
Ed e’finita cosi’: senza grandi festeggiamenti e senza assistere al discorso.


E prima di sprofondare nel mondo dei sogni, pensavo a 4 anni fa, quando le elezioni caddero proprio nel bel mezzo della nostra battaglia contro la riforma universitaria.

Il nostro ruolo nell’occupazione della sede universitaria di Via Accademia, non ci impedi’ di seguire le elezioni per tutta la notte.
Io ero fan di Obama fin dall'inizio, con il debutto nel 2007 delle primarie contro Hillary, e nutrivo in lui una speranza profonda, che mai avevo provato nei confronti di personaggi politici in vita.


E questa foto, che ritrae a pochi minuti dall'annuncio della vittoria (piu' o meno le 6 di mattina) le nostre facce stanche ma felici, e’ uno dei piu’ bei ricordi della mia vita.




Ne e’ passata di acqua sotto i ponti.
Eravamo 20enni, idealisti, eravamo nel bel mezzo della nostra piccola rivoluzione. Poi, divisi da faide interne, rovinati dai soliti “capetti” che cercavano di mettersi in mostra, noi abbiamo perso la nostra, allontanandoci chi prima chi dopo, cercando di recuperare il tempo perduto, seguire lezioni, dare esami e rimetterci sulla strada della laurea.
Tornare dentro al sistema. Dormire in un comodo letto. Cenare in famiglia.
Obama invece ha vinto le elezioni. Ma poi, anno dopo anno, ci e’ sembrato che abbia tradito molte delle nostre aspettative
E' stato piu’ volte in difficolta, e’ dovuto scendere a compromessi con il nemico. 

* * *
Ma stamattina, la prima cosa che ho fatto qua in ufficio (contro tutte le regole) e’ stata guardarmi tutti i 20 minuti di discorso travolgente di Obama 2.0

And I fell in love with him.

Again!

Ecco le frasi salienti di questi 20 minuti di ars oratoria (prossimo post)













martedì 6 novembre 2012

Come votano gli abitanti di Yellowstone


Gli americani sono chiamati oggi a votare per scegliere chi tra il presidente Barack Obama e lo sfidante repubblicano Mitt Romney guiderà il Paese per i prossimi quattro anni.
In anteprima per i miei lettori, ho raccolto intenzioni di voto degli abitanti di Yellowstone, che riflettono l’incertezza di queste ore.

Aquila di mare testa bianca: “Io sono il simbolo del potere degli Stati Uniti d’America, temuto e rispettato in tutto il mondo. Il mio ruolo istituzionale mi impedisce di esprimere le mie intenzioni di voto… per Mitt Romney.
Falco pellegrino: “Si sa che noi falchi votiamo a destra, da che mondo è mondo. Vogliamo una politica estera… con gli artigli!”
Gufo grigio: “Mi piace uscire la sera e mi capita di stare in piedi tutta la notte, ma… che dite ce la farò a svegliarmi in tempo per andare a votare?” 


Western Tanager: “Sono un passeriforme dal piumaggio incredibilmente colorato. Ogni inverno torno in Messico, e Obama ha promesso di rendere la vita di noi migranti piu’ facile. ¡Andale Obama! ¡Si se puede!”
Grizzly: “A Yellowstone vige la legge del più forte, questo non deve cambiare e mai cambierà. Per questo il mio cuore batte per Mitt. Go America, go Romney!”
Orso nero: “Obama ha il mio voto. Non lo dico solo in qualità di orso di colore, ma anche di cittadino stufo delle angherie che subiamo da tempi storici da parte dei grizzly.
Ground Squirrel: “Votare? Noi siamo in letargo da 2 mesi e non ne vogliamo sapere di uscire di casa, se ne parla un’altra volta”.


Bull Elk: “Io sono dell’idea che chi comanda è quello che ha le corna più grosse. O in alternativa quello che le spara più grosse. Mitt Romney, ovviamente. E ora comincia a correre, mi ricordo bene di te."
Cow Elk: “Noi donne siamo stufe di vivere in una società patriarcale... vogliamo la possibilità di decidere se portare avanti le gravidanze indesiderate o meno. Obama difende i nostri diritti!”
Bisonte americano: “Se ci date fastidio ci arrabbiamo anche noi, ma per il resto siamo mammiferi bonari e pacifisti. Obama ha il nostro appoggio!”
Lupo bianco: “La maggioranza dei bianchi vota repubblicano. E io sono fra quelli.
Lupo nero: “Il 95% di noi afroamericani vota Obama… ho detto tutto!”


Coyote: “Obama vuole impedire l’uso di armi da fuoco automatiche, e io voterò per Mitt. Come, a cosa mi serve un’automatica… a far fuori Beep Beep, quel dannato volatile che corre piu’ veloce di me!”
Couguar: “Sono un felino solitario, elusivo. Non mi piace farmi vedere in giro da nessuno, e ho approfittato delle prime luci dell’alba per votare Obama… il motivo? Ho un debole per Michelle, quella pantera con gli artigli!”
Pika: “Siamo dei piccoli mammiferi simili a cavie. Viviamo nelle zone più fredde ed elevate di Yellowstone e ci sentiamo minacciati dal global warming! Votiamo Obama, nella speranza che si dia una svegliata in materia!


Serpente a sonagli
: “Adoro l’odore di topolino la mattina presto… mi dà una sensssssazione di… vittoria. Di Romney, mi auguro!”
Lake Trout: “Siamo trote invasive, introdotte di recente nel Lago Yellowstone da mano sconsiderata, e a farne le spese sono le trote locali, piccole e indifese. Ci piace l’assunto che pesce grosso mangia pesce piccolo. Forza Mitt!”
Il Labrador del Superintendent: "Mitt Romney è il peggiore nemico dei cani d’America! Nel 1983 trasporto' per mille miglia Seamus, un setter irlandese, in un trasportino legato al tetto della sua auto. Pensiamo che chi tratta male i cani non puo' governare l'America. Lunga vita a Obama!

venerdì 2 novembre 2012

Me myself and I


Seppure abbia passato una vita a desiderare di trovarmi into the wild, mi rendo conto ora di quanto sono poco abituato allo stare da solo.
Voglio dire, in questo momento sto da Dio, ma ci sono dei momenti della giornata in cui sento che manca qualcosa.
E’ come se ci fossero 2 anime in me, così distinte, così contrapposte. C’è il Lorenzo di mondo e c’è il Lorenzo che sta bene da solo, in un angolo di mondo.

Giorni fa, tornando dall’ufficio, vedendo come la prima neve aveva reso il paesaggio così diverso da prima, mi è venuta la voglia di andare a farmi una corsetta da solo nelle colline qua intorno. Così, per salutare la prima spolverata di neve, facendo un po’ di movimento all’aperto.
Guanti, cappello, pile, e ben saldo in mano l’immancabile bear spray… yeah man, è pericoloso camminare, figuriamoci correre da solo davanti a un grizzly.
Ai piedi ho le mie nuove scarpe da “trail running”, adatte cioè a correre sullo sterrato. Ma c’è ben poco di “trail” nel mio itinerario: appena uscito di casa lascio il sentiero per dirigermi verso una collinetta dove non ero mai stato.
Arrivato lassù, nella luce bluastra che rende tutto meno distinto, intravedo fra qualche masso isolato, gli alti ciuffi di erba secca e i cespugli di sagebrush, una grossa coda di animale. Un lupo?


Per fortuna è solo un coyote. Anzi, Dev’essere lui, quello che ogni tanto sul far della sera fa capolino, guardingo, tra i trailer del mio villaggio (no, baby, non vivo nell’anteprima di un film, bensì in una piccola abitazione prefabbricata stile campo base). Mi sta simpatico, il coyote, e non mi avvicino per non disturbarlo.

Mi guardo intorno. Il sole è tramontato da un po’. L’aria è secca, frizzante, e ad ogni profondo respiro mi sembra di riempire i polmoni di ossigeno allo stato puro.
Non c’è traccia di vento. Posso distinguere un solo odore: il solito sagebrush, questo arbusto che diffonde la sua essenza di assenzio nelle zone aride di tutto il West. Se avete visto qualche film Western non potete non averlo notato. Non si direbbe che la temperatura è scesa di diversi gradi sotto zero. Nel cielo blu brillante limpidissimo si vedono già le Pleiadi, ma è Venere che la fa da padrone.
Da qui, su questa specie di promontorio, mi sembra di dominare il mio piccolo mondo di Yellowstone. Il mio campo base è un gruppo di luci nell’oscuro del bosco di abeti di Douglas.
Intorno a me le sommità sono completamente innevate e si confondono con delle nuvole bianchissime, così come sono bianche le distese di travertino intorno alle sorgenti termali, che lasciano uscire un ampio pennacchio di vapore. Bianco, ovviamente.
E più in basso, si distinguono
in lontananza gli edifici storici di Mammoth, ancora illuminati da questa luce così sobria ed elegante. Quelle case per me in quel momento rappresentano la civiltà, così lontana da me.

E così, tra un bel respiro e l’altro, maturo il pensiero che la felicità sta qui, su questa sommità, a due passi da casa mia. Niente al mondo è meglio dello spettacolo a cui io assisto, solo, in questo angolo di mondo. In questo momento a Torino è notte, a New York è notte, in Cina è mattina, alle Hawaii pomeriggio, e qui, solo qui dove sono io e in una stretta striscia che corre sulla superficie della Terra è crepuscolo. Forse in California il sole ancora colora di rosa qualche nuvola ma deve essere terribilmente banale, comparato a questa luce e la neve e le nuvole e i pennacchi bianchi che continuano a salire di sbieco e perdersi nel blu.

Poi la mia attenzione si posa su un grande branco di elk poco sotto alla collina, che si mettono a correre di improvviso, come se avessero visto un predatore. In effetti non si aspetterebbero di vedere un umano fuori da sentieri, strade e auto, e la reazione è scomposta, ma così tremendamente coreografica.
Osservo le femmine attraversare correndo lo spazio della mia visuale sulla radura, con il maschio che segue con fare baldanzoso con il suo passo per nulla scomposto, e scruta verso di me per capire cosa abbia spaventato le sue femmine. Vi ricorda qualcosa?
E più che essere impaurito, io so solo che sto assistendo a una visione incredibile, ma poi mi sento di troppo in quell’angolo di paradiso. Ho rotto l’incantesimo, spaventando i cervi, che se stanno andando via. E soprattutto mi dispiace che nessun altro abbia assistito a questo spettacolo che volge al termine.
E nel frattempo è già buio, i colori sono svaniti d’incanto e non resta che tornare a casa, e in fretta anche.
Era sogno o realtà?

Mi rendo conto di come

Happiness only real when shared.