Ho fatto un record: ho preso per miracolo sia il volo di andata che quello di
ritorno. Sono sempre meglio!
Andata.
Non mi andava di pagare per lasciare la macchina per una settimana nei parcheggi convenzionati, trovare una navetta che mi portasse da Bozeman all’aeroporto manco ci ho pensato (mezzi pubblici? Ma figuriamoci, qui?), e ho rifiutato con orgoglio di farmi accompagnare all’aeroporto ("me la caverò, vedrete!").
E così su google maps ho individuato dove parcheggiare la macchina senza pagare. Il posto dove si trova l’aeroporto è un piccolo paesino che si chiama Belgrade. Sì, proprio come la capitale della Serbia. Poco più in là c’è Manhattan, e poi Amsterdam. Che gran fantasia di nomi!
Arrivato sul posto ho potuto constatare che Belgrade era separata da una rete e filo spinato dall’aeroporto. Accidenti, mi hanno letto nel pensiero. Mi sono poi avventurato in un’altra zona residenziale, con l’idea di farmi un km a piedi lungo lo stradone, e ho chiesto a qualche abitante del luogo se gli desse fastidio che lasciassi la macchina lì.
Il primo mi ha fatto notare che dove lascio la macchina, lo spazzaneve non può pulire la strada. ”Eh, ma allora lei come fa con la sua?” “La sposto ogni giorno, così lo spazzaneve il giorno dopo pulisce dove non aveva pulito il giorno prima. Se la lasci qualche piede fuori dalla strada sterrata laggiu' non possono farti la multa ne' rimuoverla con il carroattrezzi.” Sì, già, facile poi spostarla di lì, soprattutto se viene giù un metro di neve.
Girato l’angolo, ecco che incrocio lo spazzaneve. L’uomo mi dice: “per me puoi lasciarla dove vuoi, il problema sono i residenti che potrebbero insospettirsi e dire alla polizia che c’è una macchina abbandonata. Fermo un’altra macchina: “Per me dovresti parcheggiarla proprio nel mezzo di 2 case, magari sul retro, sperando che ognuna delle 2 famiglie pensi che la macchina è dell’altra.
Insomma, dopo qualche giro pesca infruttuoso, ho guardato l’orologio e ho dovuto arrendermi e andare a lasciare la macchina nel parcheggio convenzionato. Per arrivare all’aeroporto giusto una 40ina di minuti prima.
Arrivo al check-in, vedo che alla Frontier Airlines c’è scritto “closed”. Strano. Forse questo.. non è il check-in. Chiedo alla Delta, lì di fianco. E mi dicono che essendo un piccolo aeroporto, Frontier, per risparmiare, chiude il check-in appena il personale deve recarsi al gate.
Comincio a sudare. “Quindi ho perso l’aereo?” “Sì”. Non può essere vero! La imploro di fare qualcosa e lei va a vedere un attimo se c’è ancora qualcuno nello stanzino della Frontier.
Attesa snervante.
“No, non c’è nessuno” mi dispiace.
Non mi resta che andare a implorare la polizia ai controlli del metal detector. Loro non possono lasciarmi passare senza carta d’imbarco, ma poi magicamente arriva il responsabile che dice: dammi i documenti, te la faccio io la carta d’imbarco.
Incredibile.
Sembra abituato a questa cosa.
E dopo 5 minuti di attesa snervante, torna con il biglietto. “Hai 5 minuti prima che il gate chiuda”. E, come se non bastasse, i suoi sottoposti iniziano una serie di controlli meticolosi: togli le scarpe alza le braccia fa vedere cosa c’è sotto la spalla (stupida vite di titanio!).
Poi mi aprono il bagaglio e cercano qualcosa. Dopo un’attenta ricerca, ecco che estrae dallo zaino un pezzo di carne congelata: e questo cos’è? Carne di bisonte, my friend. Ah, ok, e lui ripete alla radio “Bison meat” e mi lascia andare. Io corro a più non posso, il gate è manco a farlo apposta l'ultimo del corridoio. Tutto e' deserto, ma le 2 hostess sono ancora lì, il che mi fa accelerare ancora di più. Una sporge una mano, gli allungo il biglietto e senza molti convenevoli mi fa passare.
Sono sudato e appiccicoso, ma ce l'ho fatta!
Arrivato a Denver, nulla da segnalare, oltre al fatto di aver ricevuto all’imbarco le avances più attempate di sempre: una hostess che si avvia verso i 50, colpita dalla mia nazionalità, che mi rivela il suo cognome: Finocchio ("Eeeh.. noo rido perché significa un ortaggio… mica per altro") e mi chiede di insegnarle qualcosa in italiano. "Cosa?" "Una frase d’amore… " lo stuard e le altre hostess se la ridono, io un po' meno.
“Dai, ripeti, come si dice?” e io “Ti amo” e lei forte “Te amo???” “No, quello è spagnolo”. E lei: “You know, cuuuutie, come vorrei essere anch’io su quell’aereo per New York.”
E io fra me e me: “come vorrei già essere su quell’aereo…”
E prima di decollare, il de-icing. Ovvero la procedura per rimuovere il ghiaccio dalle ali e fusoliera.
Avete presente com'e' figo assistere dall'interno di una macchina all'autolavaggio?
Ecco, stessa cosa ma su un aereo!
Una cosa costosissima (circa 1 $ al litro di liquido usato) ma necessaria. Gia' solo 0,8 mm di ghiaccio sulle ali riducono la portanza del 25%!
Il ritorno.
Ho avuto il privilegio di essere accompagnato all’aeroporto in macchina, e mentre la sera prima alle 2 le strade erano brulicanti di taxi di gente che andava per locali, la domenica mattina alle 7 Manhattan era deserta. Scene tipo l'Avvocato del Diavolo.
E siamo arrivati all’aeroporto in anticipo. Peccato che appena il mio amico se ne va, mi accorgo di essere al terminal sbagliato.
E aspetta la navetta. E la navetta arriva tardissimo. E arrivato al check in:
"Mi dispiace ma lei ha perso l’aereo."
Gia' sentita questa frase!
Mi rendo solo ora conto che questo volo partiva alle 8.30, non alle 8.47! Ho fatto confusione con il volo di andata. Meno male che sono 17 minuti e non un'ora.
Solita scena, la imploro di farmi il biglietto lo stesso, lei me lo fa ma mi dice “tanto non ce la fai ad arrivare al gate in tempo”. E io costretto a correre in mezzo alla gente in coda e chiedere ad uno ad uno:
“Please. I’m missing a plane”. Could I go ahead? Thank you very much”
“Please. Could I? Thank you!”
“Please” “Thanks”.
Fossero stati meno gentili l'aereo lo avrei perso in pieno.
Supero agevolmente il metal detector, corro verso il gate e mi trovo la stessa hostess che mi aveva fatto la carta d’imbarco: “Già qui?” E fu così che presi anche il volo di ritorno.
Ma atterrato a Bozeman… la brutta sorpresa: 57 $ di parcheggio da pagare.
Sempre meglio di perdere 2 voli!
Andata.
Non mi andava di pagare per lasciare la macchina per una settimana nei parcheggi convenzionati, trovare una navetta che mi portasse da Bozeman all’aeroporto manco ci ho pensato (mezzi pubblici? Ma figuriamoci, qui?), e ho rifiutato con orgoglio di farmi accompagnare all’aeroporto ("me la caverò, vedrete!").
E così su google maps ho individuato dove parcheggiare la macchina senza pagare. Il posto dove si trova l’aeroporto è un piccolo paesino che si chiama Belgrade. Sì, proprio come la capitale della Serbia. Poco più in là c’è Manhattan, e poi Amsterdam. Che gran fantasia di nomi!
Arrivato sul posto ho potuto constatare che Belgrade era separata da una rete e filo spinato dall’aeroporto. Accidenti, mi hanno letto nel pensiero. Mi sono poi avventurato in un’altra zona residenziale, con l’idea di farmi un km a piedi lungo lo stradone, e ho chiesto a qualche abitante del luogo se gli desse fastidio che lasciassi la macchina lì.
Il primo mi ha fatto notare che dove lascio la macchina, lo spazzaneve non può pulire la strada. ”Eh, ma allora lei come fa con la sua?” “La sposto ogni giorno, così lo spazzaneve il giorno dopo pulisce dove non aveva pulito il giorno prima. Se la lasci qualche piede fuori dalla strada sterrata laggiu' non possono farti la multa ne' rimuoverla con il carroattrezzi.” Sì, già, facile poi spostarla di lì, soprattutto se viene giù un metro di neve.
Girato l’angolo, ecco che incrocio lo spazzaneve. L’uomo mi dice: “per me puoi lasciarla dove vuoi, il problema sono i residenti che potrebbero insospettirsi e dire alla polizia che c’è una macchina abbandonata. Fermo un’altra macchina: “Per me dovresti parcheggiarla proprio nel mezzo di 2 case, magari sul retro, sperando che ognuna delle 2 famiglie pensi che la macchina è dell’altra.
Insomma, dopo qualche giro pesca infruttuoso, ho guardato l’orologio e ho dovuto arrendermi e andare a lasciare la macchina nel parcheggio convenzionato. Per arrivare all’aeroporto giusto una 40ina di minuti prima.
Arrivo al check-in, vedo che alla Frontier Airlines c’è scritto “closed”. Strano. Forse questo.. non è il check-in. Chiedo alla Delta, lì di fianco. E mi dicono che essendo un piccolo aeroporto, Frontier, per risparmiare, chiude il check-in appena il personale deve recarsi al gate.
Comincio a sudare. “Quindi ho perso l’aereo?” “Sì”. Non può essere vero! La imploro di fare qualcosa e lei va a vedere un attimo se c’è ancora qualcuno nello stanzino della Frontier.
Attesa snervante.
“No, non c’è nessuno” mi dispiace.
Non mi resta che andare a implorare la polizia ai controlli del metal detector. Loro non possono lasciarmi passare senza carta d’imbarco, ma poi magicamente arriva il responsabile che dice: dammi i documenti, te la faccio io la carta d’imbarco.
Incredibile.
Sembra abituato a questa cosa.
E dopo 5 minuti di attesa snervante, torna con il biglietto. “Hai 5 minuti prima che il gate chiuda”. E, come se non bastasse, i suoi sottoposti iniziano una serie di controlli meticolosi: togli le scarpe alza le braccia fa vedere cosa c’è sotto la spalla (stupida vite di titanio!).
Poi mi aprono il bagaglio e cercano qualcosa. Dopo un’attenta ricerca, ecco che estrae dallo zaino un pezzo di carne congelata: e questo cos’è? Carne di bisonte, my friend. Ah, ok, e lui ripete alla radio “Bison meat” e mi lascia andare. Io corro a più non posso, il gate è manco a farlo apposta l'ultimo del corridoio. Tutto e' deserto, ma le 2 hostess sono ancora lì, il che mi fa accelerare ancora di più. Una sporge una mano, gli allungo il biglietto e senza molti convenevoli mi fa passare.
Sono sudato e appiccicoso, ma ce l'ho fatta!
Arrivato a Denver, nulla da segnalare, oltre al fatto di aver ricevuto all’imbarco le avances più attempate di sempre: una hostess che si avvia verso i 50, colpita dalla mia nazionalità, che mi rivela il suo cognome: Finocchio ("Eeeh.. noo rido perché significa un ortaggio… mica per altro") e mi chiede di insegnarle qualcosa in italiano. "Cosa?" "Una frase d’amore… " lo stuard e le altre hostess se la ridono, io un po' meno.
“Dai, ripeti, come si dice?” e io “Ti amo” e lei forte “Te amo???” “No, quello è spagnolo”. E lei: “You know, cuuuutie, come vorrei essere anch’io su quell’aereo per New York.”
E io fra me e me: “come vorrei già essere su quell’aereo…”
E prima di decollare, il de-icing. Ovvero la procedura per rimuovere il ghiaccio dalle ali e fusoliera.
Avete presente com'e' figo assistere dall'interno di una macchina all'autolavaggio?
Ecco, stessa cosa ma su un aereo!
Una cosa costosissima (circa 1 $ al litro di liquido usato) ma necessaria. Gia' solo 0,8 mm di ghiaccio sulle ali riducono la portanza del 25%!
Il ritorno.
Ho avuto il privilegio di essere accompagnato all’aeroporto in macchina, e mentre la sera prima alle 2 le strade erano brulicanti di taxi di gente che andava per locali, la domenica mattina alle 7 Manhattan era deserta. Scene tipo l'Avvocato del Diavolo.
E siamo arrivati all’aeroporto in anticipo. Peccato che appena il mio amico se ne va, mi accorgo di essere al terminal sbagliato.
E aspetta la navetta. E la navetta arriva tardissimo. E arrivato al check in:
"Mi dispiace ma lei ha perso l’aereo."
Gia' sentita questa frase!
Mi rendo solo ora conto che questo volo partiva alle 8.30, non alle 8.47! Ho fatto confusione con il volo di andata. Meno male che sono 17 minuti e non un'ora.
Solita scena, la imploro di farmi il biglietto lo stesso, lei me lo fa ma mi dice “tanto non ce la fai ad arrivare al gate in tempo”. E io costretto a correre in mezzo alla gente in coda e chiedere ad uno ad uno:
“Please. I’m missing a plane”. Could I go ahead? Thank you very much”
“Please. Could I? Thank you!”
“Please” “Thanks”.
Fossero stati meno gentili l'aereo lo avrei perso in pieno.
Supero agevolmente il metal detector, corro verso il gate e mi trovo la stessa hostess che mi aveva fatto la carta d’imbarco: “Già qui?” E fu così che presi anche il volo di ritorno.
Ma atterrato a Bozeman… la brutta sorpresa: 57 $ di parcheggio da pagare.
Sempre meglio di perdere 2 voli!
sempre
RispondiEliminaMa sei un disastro! :D
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