https://www.youtube.com/watch?v=mECNs-u9T0o
Quello che vedete non è successo a Scampia, ma sotto casa mia, a Vanchiglia.
Se mi affaccio dalla finestra di giorno vedo un vivace quartiere animato da attività commerciali, studenti delle facoltà umanistiche che vanno a lezione, mamme che vanno a prendere i bambini d scuola.
Di notte la dinamica è un’altra. Sotto casa mia c’è un negozio gestito da alcuni africani che vendono droga.
Poco spazio all’immaginazione: non c’è insegna, la serranda di giorno è abbassata mentre durante tutta la notte l’esercizio commerciale viene avviato: puoi vedere qualcuno fuori che parlotta sorseggiando una birra, e sempre un paio di “pali” agli angoli delle vie adiacenti. C’è anche quello che riceve una telefonata e poi parte per chissà dove, a piedi o in bicicletta.
Tutto fila liscio. Ogni tanto però si sentono scene come quella di stanotte.
L’unica differenza è che questa volta poteva scapparci il morto.
È quasi mezzanotte. Sentiamo urlare giù in strada, ci affacciamo, e vediamo un ragazzo nordafricano fuori di sé che urla brandendo un coltello o pugnale con una lama di circa 40 cm, e minaccia un africano, che non si scompone. Gli dice anche che se viene la polizia lo arrestano perché lui è uno spacciatore. Illuso.
Cosa voglia e perché sia così arrabbiato non è dato saperlo.
La situazione si sta calmando, ma il pericolo non è passato e il senso del dovere mi suggerisce di chiamare il 112.
Dopo aver fatto squillare il telefono per un bel po’, mi risponde un carabiniere al quale inizio a spiegare cosa è successo e dove mi trovo, ma intanto "la linea cade". Chiamo di nuovo: nessuno risponde. Ri-ri-chiamo, qualcuno risponde ma sento solo una conversazione di sottofondo e ben presto la linea ri-cade". Poi nessuna risposta, e così per un pò di volte. Dopo circa 6 o 7 tentativi falliti, chiamo il 113.
Indovinate? Stessa storia. Poi, dopo “solo” 3 o 4 tentativi, la Polizia risponde.
Inalberato, esprimo al telefono tutto il mio disappunto: “Se la mia vita dipendesse da voi sarei già morto”. E il poliziotto, con voce annoiata: “Un po' di pazienza, stiamo lavorando...”, come se rispondere a una chiamata d’emergenza non fosse il suo lavoro.
Mentre spiego l’accaduto, dico chiaramente che nel negozio spacciano, inizio a descrivere com’è vestito il ragazzo del pugnale, ma non riesco a completare la descrizione perché mi interrompono con un “sì sì sì, ora mandiamo qualcuno...”.
Il tempo passa, e nel frattempo ricominciano a volare gli insulti e decido di documentare il tutto con il video che avete visto, nel quale il protagonista si sfoga in francese: si capisce che il suo amico gli ha requisito il pugnale che lui rivuole indietro: “Donne-moi le Samurai!”, che dev’essere la marca del suo pugnale.
Poi - per fortuna - l’amico sembra aver la meglio, e i due se ne vanno via; gli spacciatori si ritirano alla base, cioè nel loro negozio, e, dopo almeno 20 minuti dalla prima volta che ho cercato di mettermi in contatto con le forze dell'ordine, arrivano i Carabinieri.
Trovano una colonna di auto in doppia fila (qui, di notte, si usa così...) e lasciano la gazzella in terza fila, ostruendo completamente la via. Con ogni probabilità, arrivavano da Via Verdi 8, che sta a poche centinaia di metri da qui.
Chiedono ai ragazzi fuori da un locale adiacente se hanno visto qualcosa, entrano nel negozio degli spacciatori - come se fosse normale l'esistenza di un negozio di spacciatori - ed escono 10 secondi dopo. E, mentre io mi accingo a scendere per strada, salgono sulla gazzella e se ne vanno. Punto. Forse la loro fretta è solo premura, non vogliono disturbare i cittadini, intralciando il traffico della via.
Richiamo il 112, per spiegare che i Carabinieri in quel negozio ci devono entrare per davvero e perquisire, e dalla Centrale mi assicurano che li rimanderanno indietro a controllare il negozio.
Epilogo: sono le 3 di notte e sono di nuovo al balcone. L'"attività commerciale" ha appena tirato giù le serrande: questa notte i "negozianti" hanno pensato bene di chiudere prima del solito.
Dei Carabinieri non si è più vista l'ombra. Spero vivamente che siano ancora impegnati a cercare in lungo e in largo il ragazzo del pugnale... peccato che mi sembra di riconoscerlo proprio qui sotto.
Quello che vedete non è successo a Scampia, ma sotto casa mia, a Vanchiglia.
Se mi affaccio dalla finestra di giorno vedo un vivace quartiere animato da attività commerciali, studenti delle facoltà umanistiche che vanno a lezione, mamme che vanno a prendere i bambini d scuola.
Di notte la dinamica è un’altra. Sotto casa mia c’è un negozio gestito da alcuni africani che vendono droga.
Poco spazio all’immaginazione: non c’è insegna, la serranda di giorno è abbassata mentre durante tutta la notte l’esercizio commerciale viene avviato: puoi vedere qualcuno fuori che parlotta sorseggiando una birra, e sempre un paio di “pali” agli angoli delle vie adiacenti. C’è anche quello che riceve una telefonata e poi parte per chissà dove, a piedi o in bicicletta.
Tutto fila liscio. Ogni tanto però si sentono scene come quella di stanotte.
L’unica differenza è che questa volta poteva scapparci il morto.
È quasi mezzanotte. Sentiamo urlare giù in strada, ci affacciamo, e vediamo un ragazzo nordafricano fuori di sé che urla brandendo un coltello o pugnale con una lama di circa 40 cm, e minaccia un africano, che non si scompone. Gli dice anche che se viene la polizia lo arrestano perché lui è uno spacciatore. Illuso.
Cosa voglia e perché sia così arrabbiato non è dato saperlo.
La situazione si sta calmando, ma il pericolo non è passato e il senso del dovere mi suggerisce di chiamare il 112.
Dopo aver fatto squillare il telefono per un bel po’, mi risponde un carabiniere al quale inizio a spiegare cosa è successo e dove mi trovo, ma intanto "la linea cade". Chiamo di nuovo: nessuno risponde. Ri-ri-chiamo, qualcuno risponde ma sento solo una conversazione di sottofondo e ben presto la linea ri-cade". Poi nessuna risposta, e così per un pò di volte. Dopo circa 6 o 7 tentativi falliti, chiamo il 113.
Indovinate? Stessa storia. Poi, dopo “solo” 3 o 4 tentativi, la Polizia risponde.
Inalberato, esprimo al telefono tutto il mio disappunto: “Se la mia vita dipendesse da voi sarei già morto”. E il poliziotto, con voce annoiata: “Un po' di pazienza, stiamo lavorando...”, come se rispondere a una chiamata d’emergenza non fosse il suo lavoro.
Mentre spiego l’accaduto, dico chiaramente che nel negozio spacciano, inizio a descrivere com’è vestito il ragazzo del pugnale, ma non riesco a completare la descrizione perché mi interrompono con un “sì sì sì, ora mandiamo qualcuno...”.
Il tempo passa, e nel frattempo ricominciano a volare gli insulti e decido di documentare il tutto con il video che avete visto, nel quale il protagonista si sfoga in francese: si capisce che il suo amico gli ha requisito il pugnale che lui rivuole indietro: “Donne-moi le Samurai!”, che dev’essere la marca del suo pugnale.
Poi - per fortuna - l’amico sembra aver la meglio, e i due se ne vanno via; gli spacciatori si ritirano alla base, cioè nel loro negozio, e, dopo almeno 20 minuti dalla prima volta che ho cercato di mettermi in contatto con le forze dell'ordine, arrivano i Carabinieri.
Trovano una colonna di auto in doppia fila (qui, di notte, si usa così...) e lasciano la gazzella in terza fila, ostruendo completamente la via. Con ogni probabilità, arrivavano da Via Verdi 8, che sta a poche centinaia di metri da qui.
Chiedono ai ragazzi fuori da un locale adiacente se hanno visto qualcosa, entrano nel negozio degli spacciatori - come se fosse normale l'esistenza di un negozio di spacciatori - ed escono 10 secondi dopo. E, mentre io mi accingo a scendere per strada, salgono sulla gazzella e se ne vanno. Punto. Forse la loro fretta è solo premura, non vogliono disturbare i cittadini, intralciando il traffico della via.
Richiamo il 112, per spiegare che i Carabinieri in quel negozio ci devono entrare per davvero e perquisire, e dalla Centrale mi assicurano che li rimanderanno indietro a controllare il negozio.
Epilogo: sono le 3 di notte e sono di nuovo al balcone. L'"attività commerciale" ha appena tirato giù le serrande: questa notte i "negozianti" hanno pensato bene di chiudere prima del solito.
Dei Carabinieri non si è più vista l'ombra. Spero vivamente che siano ancora impegnati a cercare in lungo e in largo il ragazzo del pugnale... peccato che mi sembra di riconoscerlo proprio qui sotto.
Ciao, ho visto ora il tuo video...
RispondiEliminaNe ho girato uno io nel Luglio 2011 in Via Bava, dove i vari spacciatori che purtroppo tu conosci quotidianamente danno appuntamento ai tossici per rifornirli. So benissimo la brutta situazione che state vivendo anche perché ho frequentato per molto tempo il vicino FattoreK fino a che non hanno tentato di rapinarmi proprio due tossici che se la fanno con questi spacciatori.
Inoltre gli stessi centrafricani hanno un altro circolo in Via Napione, con lo stesso tenore di "vendita". Ti lascio il link per il mio video:
http://youtu.be/f_BhcYpxC44
Spero (ma dubito) che questa situazione possa terminare!