martedì 30 ottobre 2012

Centrato in pieno da Sandy


Oh, ragazzi, era solo un titolo d’effetto. Eh già, l’Uragano Sandy non solo non è arrivato a Yellowstone, ma mai ci arriverà! Fra East Coast e West ci sono 3000 Km di pianure sterminate. C’è la stessa distanza che separa Lisbona con Ankara, o le Canarie con i Caraibi! O ancora meglio, una volta e mezzo la distanza tra Sudamerica e Africa!

Epperò.
Innanzitutto qui da un giorno all’altro, dopo una settimana di freddo intenso fino a -10 °C e spolverate quotidiane di neve, è arrivata la pioggia. Potrebbe essere un effetto a larga scala di questo grande spostamento dell’enorme massa d’aria caldo umida che è l’Uragano Sandy... ma anche no.

Epperò (questa volta l’”epperò” ci sta per davvero) mi preme raccontarvi della mia piccola disavventura del giorno.
Ecco, in questo momento dovrei essere sul mio aereo per… NEW YORK CITY!
E come potete ben immaginare, sono rimasto a terra.
Il mio è uno dei 15mila voli cancellati in questi giorni.
La mia giornata era iniziata con una iniezione di ottimismo:  il mio Denver – New York La Guardia (che immagino allagato, essendo offshore) non figurava nel lungo elenco dei voli annullati.
Da New York Alessandro, che mi avrebbe dovuto ospirare a qualche isolato da Little Italy, mi rassicurava al telefono: "maah son solo qualche nodo di vento e 2 gocce d'acqua".
E cliccando sullo stato del volo sul sito della Frontier Airlines appariva un rassicurante “on time”, e così per tutta la giornata, rinfrescando (o come si dice, insomma, refreshando?) la pagina in maniera compulsiva..
Poi, verso il tardo pomeriggio, succede l’inevitabile:




Ed io che mi ero già preparato mentalmente a 4 giorni di big city life nella Big Apple, tra feste di Halloween tutte le sere, musei, skyline, statue della libertà, visite ad amici trapiantati nella vita newyorkese e quant’altro. E addirittura pensavo che non sarebbe stato male assistere alle 2 gocce di pioggia, pensando che fossero solo allarmismi. Dai, non si e' mai visto che un Uragano colpisca New York!
Fino al 2012. Ma c'e' sempre una prima volta (e non e' detto che sia l'ultima!).
Ora - a casa non ho TV e internet - mi sono informato e penso di ritenermi fortunato a essermi visto cancellare il mio volo.  Molto meglio starsene qui a Yellowstone, pensate se il mio aereo fosse partito e mi avesse abbandonato nella periferia di New York, ritrovandomi in una citta' devastata dalla furia dell'uragano, senza mezzi di trasporto, e immagino beni di prima necessita'.
E penso a quanti si sono visti distruggere la propria casa e non hanno un posto per dormire e pagherebbero per essere al posto mio.
Aspetto ancora di avere segnali rassicuranti da Alessandro, che dopo il "maaah 2 goccioline d'acqua" non ci ha piu' dato notizie. Speriamo in bene, in questo momento dovrebbe ancora essere colpito da blackout e mancanza di copertura del cellulare. E appena riusciro' a mettermi in contatto con lui, evitero' di lagnarmi del fatto di essermi visto cancellare la vacanza!



questa foto che sta girando su facebook e' chiaramente un fake, tranquilli

E poi non ho molto da lamentarmi: alla fine il  mio viaggio non e' annullato, ma solo spostato!
Dopo varie telefonate a centralini intasati, sono riuscito a strappare senza quasi sovrapprezzi un biglietto fra 10 giorni, che mi fa stare di piu' e usare meno giorni di ferie.
Evviva il Veteran Day, festa nazionale di cui ho scoperto oggi l’esistenza!

mercoledì 24 ottobre 2012

Uomini e Cervi, una convinvenza forzata. E un po' di polemiche.



Se avete letto il post precedente, vi saresti chiesti anche voi: Com'e' possibile che uomini e cervi vivano assieme?  Vi eravate anche chiesti come fosse possibile che Lorenzo non si fosse ancora addentrato in qualcuna delle sue numerose polemiche... eccole finalmente! Anche a Yellowstone, perche' no.
Inizierei pero' con una piccola divagazione divulgativa (o divulgazione divagativa?) in stile "brutta copia di Alberto Angela". Ovvero: brutta copia della brutta copia di Piero Angela.

L’Homo sapiens e i suoi antenati sono presenti sulla scena di questo mondo da milioni di anni, e nel corso della storia recente del nostro pianeta, l’uomo ha avuto un ruolo importante nell’ecosistema. Gli animali selvatici hanno un’innata avversione verso di noi, considerandoci predatori e pertanto da evitare.
D’altra parte è nella nostra natura la curiosità e l’attrazione verso quegli stessi animali selvatici, ed ecco che i turisti di Yellowstone che tirano fuori teleobiettivi stile paparazzi per portarsi a casa un primo piano di bull elk... non sono altro che l’evoluzione imborghesita del cacciatore del Pleistocene (che tristezza, ma che ci volete fare).
E mentre è sacrosanto riconoscere e tutelare il bisogno innato di ognuno di noi di cercare il contatto con la natura e la fauna selvatica, e quindi difenderla con l’istituzione di Parchi, aree protette e regolamentazioni, non è poi così scontato che vada difesa la necessità di alcuni individui di ritrovare le proprie origini imbracciando un fucile e sparando alla fauna selvatica. Ma questa e' una divagazione nella divagazione, andiamo avanti.

Tornando a Yellowstone, in alcuni posti particolarmente affollati dai turisti sono saltati tutti gli schemi del normale rapporto uomo – fauna selvatica. Perché i wapiti vengono a pascolare tra le case e i turisti di Mammoth?

Cow elk davanti all'Hotel
Se si viene nella bella stagione, il motivo principale è chiaro, e arrivando in paese non si può non notare il verde brillante dei prati irrigati, che fa molto “campo da golf” e c’entra poco con le distese brulle e aride che caratterizzano le zone circostanti del Parco.
D’inverno poi, nonostante la neve ricopra questo scempio, i wapiti ritengono opportuno restare in paese, perché dove ci sono gli uomini non ci sono lupi, coyote e puma.

Foto di Doug Smith - Yellowstone Wolf Project
Andando a censire gli irrigatori - posa in stile crocifisso sfruttando
il piedistallo del GPS - foto Virgilio Gomez Rubio

Ed è proprio qui che il rapporto uomo - animale diventa vizioso. La convivenza con gli uomini ha fatto saltare completamente le abitudini e gli spostamenti di questi animali, regolati da un meccanismo naturale e fondamentale, la predazione da parte del lupo e degli altri carnivori.

Uno si chiede che senso abbia, nel Parco più selvaggio d’America, che i prati di Mammoth vengano irrigati. Qui dove le foreste vengono lasciate bruciare (e rigenerarsi, tranquilli) dagli incendi naturali, e dove per primi al mondo hanno capito che per preservare bisogna lasciar fare alla Natura (anche nella sua crudezza), esistono - solo a Mammoth - la bellezza di duemila irrigatori a pioggia. Lo so perche’ io e un altro stagista li abbiamo dovuti censire e geolocalizzare uno ad uno, infilandoci nei giardini delle case dei dipendenti. E venendo pure scambiati per due malviventi ispanici dalla mamma di un ranger.

Il motivo ufficiale di questo inutile spreco d’acqua è che, fin da quando, sul finire dell’Ottocento, questo avanposto nella wilderness è stato fondato, come quartier generale dell’esercito che fronteggiava bracconieri e cacciatori di pelli, i prati venivano irrigati per il benestare degli alti ufficiali che stazionavano qui. Addirittura venne livellata una collina per riversare qui la terra adatta alla crescita dell’erba, e ricoprire le sterili distese di travertino, la roccia sedimentaria calcarea che caratterizza questo luogo.



Ed essendo che in America tutto ciò che è più vecchio di 100 anni è storia, questi prati sarebbero un fattore culturale da preservare, al pari di geyser, flora, fauna e quant’altro.
Al costo di impiegare personale che monitora costantemente la localizzazione degli ungulati, per tenere alla larga i turisti più impertinenti, cercando di evitare danni a cose e persone.

E oltre ai danni dei cervi, si aggiungono i bisonti, come Chief Bison, cosi’ lo chiamavamo, che soleva ruminare qui, appena sotto la finestra del mio ufficio, che ha ridotto quasi in fin di vita un turista tedesco che si era avvicinato troppo. Poi soppresso. Il bisonte, non il turista. Alla faccia del non intervenire lasciando la natura a se stessa!

Questi pericoli però non sono un deterrente per il turismo.
Anzi. Per ogni vittima di questi incontri ravvicinati ci sono migliaia di turisti che tornano a casa vittoriosi, sfoggiando come trofeo un bel primo piano di questi animali (magari tagliando i SUV sullo sfondo che fanno un po’ zoo safari) e qualche centinaio di dollari in meno spesi tra hotel, ingresso al Parco e souvenir vari.
Insomma, il tutto a mio parere si riduce a una mera questione di immagine e marketing. Per una buona causa, vabbeh.

martedì 23 ottobre 2012

Sette scalini sopra il pericolo



E qualche gradino sotto Obama.



Un paio di settimane fa ho avuto la fortuna di incontrare Dan Wenk, il superintendent di Yellowstone in persona.
Una individuo che amministra il Parco Nazionale più importante degli USA - ma che dico, del mondo. Il quale Dan, nella gerarchia del potere, sta appena un gradino sotto a
Jonathan B. Jarvis, direttore del National Park Service, che abbiamo sentito proprio qui a Yellowstone vantarsi di essere culo e camicia con Obama, per intenderci. Jon sta infatti un gradino sotto allo U.S. Secretary of the Interior, che a sua volta sta un gradino sotto al Presidente.

Quella che vedete a sinistra e'  Mammoth Hot Springs, unico gruppo di case abitato e accessibile tutto l’anno entro confini di Yellowstone.Qui non abbiamo lo smog, e non c’è inquinamento acustico, se si escludono i coyote che ululano alle stelle, e i wapiti maschio che bramiscono alle loro femmine, con lunghe vocalizzazioni che partono dai toni più gravi fino a terminare con un improbabile e acutissimo fischio che puoi avvertire anche da lontano. Questi ungulati, che devono il loro nome originario agli indiani d’America, vennero impropriamente chiamati dai primi white men “Elk” (che in Inglese britannico significa invece Alce), per via delle loro dimensioni ragguardevoli.
Non avevano capito che si trattava semplicemente di cervi simili a quelli che abbiamo in Europa, ma senza dubbio più grandi del nostro Cervus elaphus (è vero, tutto è più grande qui in America).
Avete presente Bambi? Ecco lui e' uno di loro, un Cervus canadensis.

Insomma, questi wapiti, elk, o semplicemente cervi, sono in questa stagione la principale attrazione turistica del paese. Per tutta l’estate ho visto gruppi di femmine pascolare coi piccoli nei verdi prati che costeggiano l’hotel, gli uffici e le poche case dei dipendenti, e allungare il collo in cerca dei rami più bassi nel viale alberato.

Ma è ad ottobre che mi sono trovato di fronte allo spettacolo vero e proprio: il cosiddetto "rutting period". Che non è il tempo di rutti, bensi' la stagione del bramìto. I più grandi esemplari di bull elk scendono in paese sfoggiando i loro impressionanti palchi (o corna) alla presenza delle femmine e dei turisti attoniti.
Dico scendono in paese perché è proprio così: non li vedi solo pascolare sulle alture qua attorno, ma li puoi ammirare mentre sfilano in mezzo alle case e alla gente in cerca di cow elk, e guadagnare a colpi di palchi un harem con un numero di femmine proporzionato al loro rango, a cui daranno la propria discendenza.
Per poi sparire senza lasciar traccia di sé ai primi rigori dell’inverno (
prego le mie lettrici di non giudicare male questi individui, fanno solo il loro lavoro).

Dicevo. Il bramìto dei wapiti non è certo un problema da non dormirci la notte, e mi sono ormai abituato a questa specie di ragli tanto da non farci più caso.
Ma ci sono però altri effetti collaterali che derivano dalla loro presenza ravvicinata. 


*  *  *

Lorenzo vs.  Elk Bull.


E’ notte. Dopo una intensa giornata spesa come runner ufficiale (traducasi jolly tuttofare) alla "Greater Yellowstone in Transition" , mi dirigo stancamente, verso mia auto.
(Sul perché io, che a Torino mi spostavo in bici, abbia improvvisamente sentito il bisogno di possedere un’auto e in particolar modo un fuoristrada c’è molto da dire, ma non ora.)
Nel buio della notte, noto con sconcerto tutt’attorno alla mia Isuzu una quarantina fra femmine, piccoli dell’anno, e giovani di wapiti che sonnecchiano.
In mezzo a tutte cow elk non poteva che esserci Lui, indiscusso leader per rango e dimensioni, un enorme esemplare di maschio dominante di 1000 libbre e sette punte per palco, che in queste settimane ha sfogato il suo impeto verso 47 fiancate di auto di guidatori imprudenti, che si accostavano per poterlo ammirare da piu' vicino (e' proprio Lui nella foto a sx)

Dopo due approcci falliti, ho fatto svegliare di soprassalto alcune femmine, le quali, alzandosi di scatto, hanno attirato l’attenzione delle altre. In breve insomma mi sono trovato in mezzo a una reazione a catena che non avevo calcolato.
E ovviamente Lui se l’è presa con me. Come dargli torto.
E’ distante, più delle 25 iarde raccomandate dai rangers. Ma si sta dirigendo verso di me, ed è meglio mettere qualche altra iarda tra me e lui. Decido quindi di lasciar perdere per ora e mi allontano. Ma lui continua ad avvicinarsi sempre di più.
Insomma, dopo un breve e facile inseguimento, mi sono ritrovato letteralmente
spalle al muro
contro un’abitazione.

E qui ci vuole un attimo di SUSPENSE!

1... 2... 3...  vabbuo' voi contate fino a 10, io nel frattempo vado avanti.

Mi precipito sulla scalinata che porta all’ingresso, e lui si ferma prima. Sette gradini separano me da lui, ma lui allunga il collo e il suo palco di un metro e mezzo mi sfiora. Quattordici punte affilate mi minacciano, e io, senza il tempo di pensare, salto sulla ringhiera, e mi metto in piedi schiena al muro.

Ragazzi, mi raccomando, non fatelo a casa!

Per nulla rassegnato, lui mi viene di lato e le sue corna mi cercano di nuovo.
Io perdo l’equilibrio e sono costretto, per non cadergli addosso, a saltare giù davanti l’ingresso, dov’ero prima. Sono sotto scacco, e qualsiasi mossa io faccia, lui mi minaccerà di nuovo. Non c’è via d’uscita, lui non se ne andrà finché non mi avrà dato una lezione per avergli spaventato il branco di femmine, le sue femmine!
Mentre le sue corna mi stanno per raggiungere di nuovo, la mia mano cerca disperatamente la maniglia, senza le dovute misure di educazione che impongono di suonare il campanello.
Provo a girare e.. la porta si apre! Entro di schiena, e sbatto contro un’altra porta.
Ora, le case qui hanno due porte.  Una è una zanzariera e l’altra è la porta vera e propria. Ma la veemenza con cui sono entrato mi ha fatto aprire entrambe.
Come se non bastasse sento abbaiare da dentro, ed il pensiero che possa essere uno di quei cani che fa bene il suo mestiere per tenere a bada gli intrusi mi spaventa quasi quanto il bull elk là fuori, il quale è ancora lì, possibilmente ancora più arrabbiato di come mi sia defilato senza riuscire a insegnarmi le buone maniere a modo suo.
E allora richiudo la seconda porta alle mie spalle, pigiandomi nell’angusto spazio tra le 2 porte.
Mentre sono in questa situazione di merda ecco comparire il cane: un simpatico labrador nero che mi si avvicina scodinzolando.
Sospiro di sollievo. Mi fa pure le feste!

 Il cane senza volerlo ha comunque fatto il suo dovere segnalando la mia invasione, ed ecco che mi sento chiamare da dentro “WHO are you?
Ora, se è vero che in America puoi sparare a chi invade la tua proprietà privata, aver fatto irruzione alle 10 di sera nel salotto di questo signore potrebbe essere la premessa di una esecuzione nel pieno rispetto della legge. Oltretutto mi trovo nel piu' conservatore degli Stati, dove spesso mi scambiano per un appartenente alla razza dei latinos, magari immigrato irregolare e pertanto preso di mira. Io mi limito a rispondere “Uno inseguito da un bull elk!” E la voce si fa più minacciosa “Dimmi la verità, cosa sei venuto a fare qui?" Continua a parlarmi dall’altra stanza ma non lo vedo comparire.
Dev'essere uno di quelli che hanno appesi al muro una serie di fucili da caccia, pistole e quant'altro, e non ha ancora scelto con quale arma da fuoco darmi la sua, di lezione.
Ma appena arriva lo riconosco: e' il SuperIntendent di Yellowstone in persona!
Lui mi vede agitato e si calma.
E' sufficiente che si affacci alla porta per capire cosa sono venuto a fare a casa sua: nel buio della notte si staglia davanti ai nostri occhi un enorme trofeo di cervo, illuminato nel suo splendore dalla luce dell'ingresso, e che sbuffa e ruota impaziente a destra e sinistra con il suo palco a 14 punte.
Protetto dalle mura domestiche, mi rendo conto di come sono stato fortunato a vederlo da cosi vicino senza rimanerci, e la paura fa spazio a una riverente ammirazione per tale spettacolo della Natura.
 
Il Direttore è una persona molto cool.
Mi chiede chi sia e cosa ci faccia a Yellowstone: “Where does your accent come from?”
Cerca di tranquillizzarmi, e non devo scusarmi per quello che ho fatto: “lo avrei fatto anch’io piuttosto di farmi incornare”.
E così dopo le dovute presentazioni e convenevoli, mi accompagna alla sua uscita sul retro.

Appena ci sporgiamo dalla porta lo vedo di nuovo fare capolino, come se sapesse dell'uscita secondaria.
Ma e' solo un'impressione. Dopo aver aspettato altri 5 minuti, lo vediamo impegnato a seguire, annusandole il didietro, una delle sue tante femmine, le quali sono tornate da lui. E in mezzo a tutto quel pilu di cow elk lui e' di nuovo rilassato e sembra essersi dimenticato di me. 
Mi congedo dal Direttore, il quale mi saluta con un “torna pure, quando serve!”. E me vado a piedi all'unico pub di Mammoth, a raccontare la mia storia e farmi qualche birra per dimenticare.
E a far passare il tempo, perché prima o poi dovrò pure entrare in quella maledetta macchina per tornare a casa!

domenica 21 ottobre 2012

Where the hell is Lorenzo



Allora. Mi dispiace, non ho più aggiornato il blog.
Scusate! Mi sono successe così tante cose che… non ho avuto tempo di scrivere niente. E’ proprio così, quando la vita scorre velocemente, non hai il tempo di capire cosa ti succede. Quando finalmente ti fermi e guardi indietro, tutto è passato… ma ci capisci qualcosa di più.

Riassunto della vita travagliata di Lorenzo.

A marzo ho fatto valigie e festa d’addio.
Salutato amici famiglia e fanciulla. E partito con un biglietto di sola andata.
Dove? Lituania. Parco Nazionale Kursiu Nerija. Un istmo che separa una grossa laguna dal mare, diviso a metà dal confine con l’enclave russa di Kaliningrad.
A fare? Lo SVE. Cos’è? Servizio Volontario Europeo. Una sorta di Erasmus dei volontari, con vitto alloggio e viaggio pagato. Perché? Sostanzialmente era da un anno che volevo andarmene dall’Italia, possibimente facendo qualcosa di utile per me e per il mondo. Ma non potevo, dovendo aspettare un’operazione alla spalla, che si lussava in continuazione. Poi finalmente a dicembre l’operazione “Latarjet Patte”, condotta dal sapiente Castelli, primario del Mauriziano, il tempo di fare una prima riabilitazione e a Marzo le porte della Lituania si sono spalancate.




Dov’è la Lituania? So che molti non lo sanno nemmeno. E certo, dovrò ben spendere qualche parola dei miei quasi 2 mesi spesi in questo piccolo Paese che i maschi italiani in età riproduttiva conoscono per le immense praterie di pilu, e le ragazze nostrane per le collane di ambra. Vera. E che io conosco solo per le immense distese di Pini silvestri, dune, mare, freddo, vento, laguna, vita calma e solitaria.



 

Ora però mi preme andare avanti. Siamo più o meno a metà Aprile. Periodaccio. E’ un momento in cui non mi sembra di essere abbastanza valorizzato nell’ambiente che mi circonda. A lavoro pochi parlano inglese, e mi sembra di fare cose inutili. La mia vita sociale è troppo tranquilla. Lo credo, non c’è gente della mia età, nel villaggio, e per uscire una sera dovrei fare 50 km e prendere un traghetto per Klaipeda. Ci sarebbe la mia coinquilina e collega SVE, ma non è di grande compagnia e a casa non si parla un granché.
Sono nervoso e impaziente. Mi sembra di sprecare il mio tempo, lì.
La verità è che con la fanciulla in Italia le cose a distanza non vanno, e ormai ci si sente su Skype solo per litigare.
Ed ecco che ricevo una mail dal Master dei Talenti: sono lieti di comunicarMi che Io sono stato selezionato per il

 
TIROCINIO N°67 – YELLOWSTONE NATIONAL PARK – MAMMOTH HOT SPRINGS, WY (STATI UNITI):
IL VINCITORE È LORENZO FRACASTORO

A Yellowstone, USA.
Il primo Parco Nazionale al mondo.
Yoghi e Bubu e il Ranger Smith.
Un anno. Tutto pagato.
Altro che una bella notizia. Bellissima.
E nello stesso momento, dopo averle comunicato la notizia, apprendo di essere single.
Lei mi ha lasciato e loro mi hanno preso. Credono nelle mie qualità, mi vogliono nel loro team, ma lei non crede più in me ed è tutto finito tra noi.
Non riesco a capire dove ho sbagliato con lei. E come ho fatto a convincerli che, fra i tanti candidati per quella borsa, sono proprio io quello che stanno cercando.

E così, dopo 2 settimane a casa, sono partito di nuovo, con le valigie ancora più cariche di prima. In un posto ancora più selvaggio di prima, ma che ha ben poco in comune con la Lituania.
Solo il fatto che ci vivono poche persone. E gli alci.
Per il resto… ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare.

That’s the Wild Wild West, man!