lunedì 3 dicembre 2012

New York - big city life



Dopo un paio di giorni nella West Harlem, il mio amico Alessandro è tornato da San Francisco, e mi sono spostato a casa sua. Lui sta tra Tribeca e il Financial District.
Una zona costosissima. Nel suo loft vivono ufficialmente 6 persone, ma nella pratica ho contato un numero indefinito di ospiti più o meno ufficiali, più o meno stabili. Da mesi Ale ospita la sua ragazza in una camera grande quanto un letto matrimoniale (soppalcato, per fortuna. Sotto ci sta il piano e la scrivania). 


Sono arrivato a casa che Ale non era ancora rientrato, e mi sono presentato come il suo ospite.
E loro: “ah sì?”. Nessuno sapeva niente di me, ma a quanto pare non bisogna chiedere il permesso per entrare nella grande famiglia.

La notte qui è anche peggio che il rumore nel monolocale di Andreij. Dormendo sul divano in salotto, devi perlomeno aspettare che la gente si alzi dal divano e vada a dormire. Il che non accade mai prima delle 2 – 3 di notte. Altro problema è che a volte vedi che certi ospiti cominciano a sdraiarsi sul divano… poi li vedi con una coperta che ronfano, e hai capito che non erano lì solo per la serata. Ed hai perso il posto sul sofa'.
Poi aggiungiamo Kitty, la gatta di Kate, la ragazza di Ale. Odiata da tutti e dal caratterino difficile (la gatta dico). E che di notte si metteva a rincorrere una pallina da ping pong.
Ma in realtà Kitty mi manca come concubina. Abbiamo condiviso il divano per tutte le notti e lei mi ha riempito di fusa. Ahhh, la mia Kitty…




I coinquilini ho avuto modo di conoscerli bene solo le ultime sere. Venerdì sera sono tornato a casa alle 5 e mezza, e – sorpresa – erano ancora lì a far casino nella living room. E mo’ come faccio a dormire?
Forse stavano pensando di andare a coricarsi, ma il mio arrivo li ha ringalluzziti.
E' arrivato il nostro true Italian!! Loro devono avere qualche percentuale di sangue italiano, uno di loro mi ha anche detto che vede in me le sue origini, insomma quello che sarebbe se non fosse nato a NY ma da qualche parte in Italia.
“Lorreeennnzo!! Tomorrow. You. And me. In a club.
The girls will fall in love with your italian accent!!”
Non sono mai stati così cordiali con me. Sono ubriachi? Epperò c’è qualcosa di strano, sono semplicemente su di giri?
Sono ormai le 6 di mattina quando Kate esce dalla camera per farsi una doccia. Una doccia nel bel mezzo della notte? Un momento: è mattina e deve andare a lavorare! Mi sento una merda.
Ma nel frattempo gli altri mi invitano a salire sul tetto a vedere l’alba in mezzo ai grattacieli. Come dire di no?


Saliamo le scale e vedo una scritta:
“absolutely don’t go on the roof”
saliamo un altro piano:
“it’s forbidden to go on the roof”
e infine, di fianco alla porticina che porta al tetto:
“NO     NO     NO!”
Che burloni.
Sul terrazzo vedo una scritta di tipo filosofico poetico esistenziale.
Che ho dimenticato in pieno.
Ma era molto bella.
Davvero, credetemi.


 

Sono le 9 e mezza di mattina, quando Alessandro accende la TV e comincia a fare l’aspirapolvere in giro. E’ la sua vendetta per aver sentito tutta la notte gli schiamazzi dei coinquilini.
Io ne approfitto per alzarmi dal divano e andare a dormire nel suo letto. Gli dico: mi dispiace se stanotte c’ero anch’io a far chiasso. E lui: “ma no, figurati, erano loro che facevano casino, erano strafatti, prima che tu arrivassi li ho sentiti che tiravano su che era un piacere.”
Accidenti. Ecco spiegata la loro esuberante cordialita'.
La domanda è: ma perché?
Vivono nel centro nevralgico di Manhattan, che è il centro nevralgico di NY, che è il centro nevralgico del mondo. Hanno un lavoro, evidentemente pagato bene se possono permettersi di vivere qui, si divertono tutte le sere, hanno tutto a portata di mano, cosa manca loro?
Ma nel frattempo sprofondo in un sonno che si interrompe solo alle 2 e mezza di pomeriggio, svegliato da una sirena della polizia.

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