martedì 7 luglio 2015

Il mio ricordo di Luca Rastello

Ieri sera se n'è andato un grande scrittore e giornalista torinese.
Avrò avuto 20 anni o poco più, frequentavo un seminario sul conflitto balcanico. 
Fra i docenti del corso, ricordo bene l'intervento di Luca Rastello, primo direttore di testata di "Osservatorio Balcani e Caucaso".
Intervento lucido, contrapposto all'ipocrisia istituzionale dell'intervento di Staffan de Mistura (ONU).
Luca parlava con schiettezza, a noi studenti universitari 20enni o poco più, dei retroscena della guerra nell'ex Jugoslavia, delle responsabilità di lobbies e governi occidentali.
In una pausa del seminario si fermò per prendersi un caffè con noi e continuare la chiacchierata in libertà.
Ricordo bene il suo nome, a distanza di 10 anni, perché raramente ho conosciuto giornalisti con una tale passione per la ricerca della verità.



mercoledì 25 marzo 2015

L'amara verità sul Pompelmo rosa.

Mangiate spesso pompelmi perché fanno dimagrire? O, magari, perché aiutano a prevenire l'influenza?
O, meglio, perché "fanno bene"?
Forse, dopo aver letto quello che sto per dirvi, smetterete di comprarli.
O forse ve ne farete un baffo e mi darete del complottista.
Tant'è, desidero condividere con voi le mie recenti "scoperte".
1. Così come purtroppo altre varietà (ad es. il grano duro usato da quasi tutte le marche di pasta), il pompelmo rosa non è una cultivar prodotta dalla lenta selezione dell'uomo nel corso dei secoli dei secoli (amen), ma è un prodotto dell'ingegneria genetica che ha visto la luce negli anni '70 e '80 grazie all'uso delle radiazioni ionizzanti. I semi del pompelmo giallo furono cioè irradiati con fasci di neutroni lenti, producendo così tanti "piccoli mostri". Tra le varie e disgustose aberrazioni genetiche in stile Chernobyl, furono selezionate quelle mutazioni che, casualmente, soddisfavaceno i requisiti richiesti. Insomma, non saprei dire se è più artificiale il pompelmo rosa o un OGM.


2. I pompelmi in generale contengono una sostanza chiamata naringinapericolosa per chi fa uso di un'ampia categoria di farmaci, in quanto esercita un'azione inibitoria nei confronti di un enzima che trasforma il principio attivo di queste medicine, rendendo difficile la loro metabolizzazione. In tal modo, l'effetto dei farmaci può diminuire, o peggio alterarsi, portando a una serie di effetti collaterali. Oltretutto, i principi attivi, non metabolizzati, rimangono in circolazione invece che essere degradati dall'azione disintossicante del fegato.
Questi i miei 2 buoni motivi per farvi ridurre drasticamente il consumo di questi agrumi.
D'altra parte, si potrebbe controbattere sul fatto che:
1. Non ci sono prove sulla pericolosità o sulla minore qualità della frutta "biotech".
2. Chi non assume farmaci può tranquillamente ignorare il secondo punto.
Ma, dimenticavo: la naringina inibisce qualsiasi attività disintossicante del fegato, non solo nei confronti delle medicine, ma anche, per esempio di pesticidi, additivi alimentari e in generale tutte quelle sostanze, naturali e non, che il nostro corpo non riesce a eliminare attraverso l'escrezione.




A questo punto vien da chiedersi: l'ingegneria genetica ci regalerà dei pompelmi senza naringina? Difficile dirlo. E, se così sarà, si tratterà probabilmente di pompelmi che non sapranno di pompelmo, dato che è proprio questa molecola la responsabile del caratteristico gusto amarognolo di questo agrume.

martedì 4 marzo 2014

The Crimean War and the Italian Risorgimento.

Crimea's history has been related to my city, Turin, and the unification of Italy.
In 1854, Vittorio Emanuele II, king of Piedmont - Sardinia and later king of Italy, sent 18000 soldiers in Crimea siding the French, the Ottoman and the British Empire against the Russian Empire, thus gaining the participation at the peace conference, where it could address the issue of the Risorgimento (the process who built the Italian nation) to other European powers. This mission led, as astutely expected, to the commitment of the French Empire to side Piedmont - Sardinia in the second Independence war, defeating the Austrians (who were occupying the north east of Italy), and thus starting the unification process of Italy. 
This is why in our city you can find Piazza Crimea, Corso Sebastopoli, Via Cernaia (from the battle of Čërnaja rečka) and Via La Marmora (the piedmontese general who won the battle). 



In the same way, our city still has plenty of streets and monuments named after battle fields and generals which should keep the flame of the Italian Risorgimento alive.
All these rhetorical reminiscences make me think of how building our nation wasn't just a revolution of the Italian people and the intellectuals, but, most of all, the invasion of our peninsula by a dynasty of kings looking more for military success than fighting for the freedom of the Italian people.
And I think that, if any of the key battles had a different fate, the events would have gone totally in another direction, and today Italy would still be split into many countries.
So, if Piedmont hadn't sent those 18000 soldiers to Crimea in 1854, today a unified Italy would perhaps not exist, and, maybe, I would be an Austrian citizen 
and Risorgimento would sound like a failed attempt of destabilisation in our history books approved by the Austrian minister for Education. 

Would it really make the difference?
Maybe not.
Maybe we would be a respected minority in a multi ethnic nation, which is what European countries should be today.

Similarly, switching back to Crimea, I think that nowadays what makes the real difference for its people is not the success of one or the other side, but the choice of political leaders between attempting to build a multinational and peaceful Ukraine or the drifting to a Russian - nationalist secessionist republic, leading to a process of disgregation of all Ukraine.
People's and politicians' choice in Crimea can make the difference.
They could decide to create the "Russian Republic of Crimea", thus making all the Ukrainians and other non-Russian ethnicities a minority in a nationalistic country. In the same time the rest of Ukraine would become a more ethnically homogeneous country where the remaining Russians would be less represented than today, and this would lead to further attempts of secessionism in the eastern provinces, thus giving the rest of Ukraine further homogenity, and even less representation for the Russians leaving in the rest of the country... and so on. I'm thinking of Jugoslavia.
Otherwise, Crimea can choose to remain an autonomous republic, demanding for a more multi-ethnical Ukraine, where Russians and other minorities have more rights and leave with Ukrainians in peace.


etnie e lingue in Ucraina


sabato 18 gennaio 2014

Giro di boa

Un mese prima di compiere 30 anni, in una notte stellata, mi sono trovato, per caso, a camminare su una scogliera illuminata dalla luce della luna. Ero a Big Island, alle Hawaii, su un tratto di costa poco frequentato. Si vedevano ancora i resti di un molo, utilizzato più di un secolo fa per sbarcare migranti portoricani, che l’azione incessante delle onde ha cancellato, lasciando solo i segni delle fondamenta.
Con me non c’era nessuno. Si sentiva solo il rumore pigro dell’oceano Pacifico con le sue onde lente e cadenzate, che, nate migliaia di chilometri più lontano, si spegnevano infrangendosi sugli scogli e quel che rimaneva del vecchio molo, fino ad arrivare a lambire i miei piedi.

Proprio qui, così lontano, a 12 fusi orari da casa, sotto questo grande cielo e queste stelle, nuove per me, mi sono fermato a guardare lo scorrere degli eventi della mia vita.
È una visione sfuocata, che mi fa domandare: cosa sono io, un giovane? Un adulto? Più che altro sono a metà tra questi 2 mondi, sono a un giro di boa.
In effetti, quando pensiamo alla nostra vita per intero, checché noi siamo all’inizio, o alla fine, essa non è che la somma di 2 vite diverse: quella passata e quella futura. E il nostro presente è un istante strizzato tra questi 2 colossi, delegittimato e avvilito dai ricordi e dai progetti per il futuro.
Il che ci impedisce di viverlo realmente.

In questo luogo improbabile, dove forse mai tornerò nel resto della mia vita, ho cominciato a “rimembrar delle passate cose”, per dirla come quel mio amico dei tempi del Liceo, e mi pare di aver passato “cotesta età fiorita” così, a guardare scorrere il tempo senza afferrare niente.
Mentre il mondo, là fuori, è cambiato, e di molto.

Poi, ho voluto fare una foto.  Mi sono tolto la maglia, l’ho appallottolata e ci ho messo sopra la reflex. Ho messo un tempo di posa lungo, e mi sono fatto questo autoscatto, per ricordare le onde, i resti del molo, gli scogli e l’immenso Oceano che ha accompagnato questi miei pensieri.




lunedì 9 dicembre 2013

L'Italia si ferma, sì. Ma chi è che avanza?


Alcuni, ricordandosi di come sono stato coinvolto nelle contestazioni dell'Onda (o meglio conosciute come No Gelmini), mi hanno chiesto se oggi sarei andato a manifestare.
Ho risposto loro che, seppur ci sia qualcosa in comune tra quella e questa protesta, seppure mi trovi d'accordo con chi vuole mandare a casa una classe politica corrotta e incapace, non sono assolutamente coinvolto in questa mobilitazione.
Mi sono però sentito in dovere di capirci almeno qualcosa di più, e oggi pomeriggio mi sono ritrovato in Piazza Castello a vedere con i miei occhi di che si trattava.
Mentre mi avvicinavo, la primissima cosa che ho notato è stata il nero. Il nero, sì, cioè il colore dominante dei giubbotti della gente che è scesa in piazza.
Poi ho osservato le facce della gente.
Scure in volto, disilluse, facce che evitano il contatto diretto con te, come per dire "abbassa lo sguardo".
Molto dissonante, rispetto agli allegri colori e i visi limpidi di studenti dell'Onda, nella sua fase più felice di catalizzatore di proteste sì, ma anche speranze per un futuro migliore che non mancano mai a chi è giovane e pieno di idee e progetti per l'avvenire.
Ho provato poi a cercare - un po' intimidito, lo ammetto - di parlare con chi si trovava lì, ma nel migliore dei casi ho avuto una secca risposta "ma tu chi sei e cosa vuoi", e nel peggiore dei casi, il mio amico che si trovava al mio fianco si è visto intimare da un tipo alto e palestrato con capelli ingellati e occhiali neri di cancellare gli ultimi scatti perché la sua faccia non deve apparire nelle sue foto.
Un'altra cosa che mi colpiva era la quantità di sanpietrini, pezzi di mattoni, lastroni fatti a pezzi di un cantiere proprio di fianco alla sede della Regione, che sbadatamente deve essere stato lasciato incustodito dalle forze dell'ordine.
Che strano, venire poi a sapere che i poliziotti, in segno di solidarietà con i manifestanti, si siano sfilati i caschi laddove non circolano certo individui pacifici. Che strano, perché "ai miei tempi" non lo avevano fatto neanche in questo momento di pacifica ilarità.

Contestazioni contro il G8 universitario, maggio 2009. Foto Lorenzo Fracastoro

Poi ho incontrato una faccia conosciuta: si tratta di un tizio che militava nei "fascisti del terzo millennio" quando io ero negli Studenti Indipendenti. Eppure avevo dato un'occhiata rapida a chi aderisce su facebook e mi pareva che i più entusiasti fossero i militanti di estrema sinistra dei centri sociali.
E' proprio vero che i poli opposti si attraggono, e noto come a occupare la piazza ci sia una grande accozzaglia di persone di diversa provenienza sociale: ultras juventini (interessante che abbiano qualcosa da chiedere al di là di rivendicazioni sul calcio), neofascisti (mi riferiscono di saluti romani e inni fascisti), persone normali giustamente incazzate, e un improbabile sostenitore della Monarchia.

E i commercianti? Ci ho fatto caso stamattina, nel mio quartiere erano la grande maggioranza gli esercizi commerciali chiusi, ma solo su 2 hanno affisso un cartello di rivendicazioni dello sciopero.
Gli altri pare che abbiano tutti paura, come mi ha spiegato l'unico barista aperto, che stava però anche lui chiudendo per timore di ritorsioni.
Anche se mi trovo d'accordo con le ragioni di questa protesta e mi auguro anch'io che venga mandata a casa una classe politica e dirigente corrotta e incapace, trovo inquitante non solo l'uso della violenza, ma soprattutto i mezzi intimidatori che sono stati usati per assicurarsi che i negozianti chiudano i propri negozi.
Se poi associamo questa modalità in stile mafioso al volantino trovato a Palermo che recita "viva la Mafia, viva i forconi", viene da augurarsi che il movimento dei Forconi non abbia goduto, almeno nella sua fase iniziale dell'appoggio di certi ambienti siciliani...

...meenghia. Siamo futtuti.

domenica 8 dicembre 2013

A Natale e’ bello sprecare

L’altro giorno, mentre ascoltavo RaiNews 24, ho sentito una frase che suonava più o meno così: “[...] e la crisi si abbatte anche sulle decorazioni natalizie. I dati di Codacons affermano che una famiglia su 3 ricicla palline, coccarde, luci, etc.

Questa frase mi ha scosso per almeno 2 ragioni.
Il primo motivo è che riciclare – anzi, più precisamente riutilizzare – oggetti che non hanno nessun motivo di essere sostituiti di anno in anno è ritenuto indice di crisi e non di buon senso.
Il secondo è: come è possibile che le restanti 2 famiglie su 3 continuino a buttare via tutto ciò finito il Natale?
Questo è il vero declino che va fermato.

Andando a cercare la notizia sul sito della Codacons, poi, leggo che questo Natale si teme che gli acquisti possano calare del 15%, temendo che “prezzi troppo alti e crisi economica ancora presente si riflettano sulle scelte e sulle abitudini delle famiglie italiane”.

Beh, io spero proprio che le "fosche previsioni" di Codacons si rivelino fondate.
I prezzi alti e il minore potere d'acquisto disincentiveranno le famiglie all’usa e getta, e quest'anno meno tovaglie, candele, festoni, centrotavola e decorazioni per le port
e finiranno nei cassonetti una volta che saranno passate le festività.

Non resta che augurare a tutti un Natale sobrio e misurato!

giovedì 5 dicembre 2013

Torino come Scampia

https://www.youtube.com/watch?v=mECNs-u9T0o
Quello che vedete non è successo a Scampia, ma sotto casa mia, a Vanchiglia.
Se mi affaccio dalla finestra di giorno vedo un vivace quartiere animato da attività commerciali, studenti delle facoltà umanistiche che vanno a lezione, mamme che vanno a prendere i bambini d scuola.
Di notte la dinamica è un’altra. Sotto casa mia c’è un negozio gestito da alcuni africani che vendono droga.
Poco spazio all’immaginazione: non c’è insegna, la serranda di giorno è abbassata mentre durante tutta la notte l’esercizio commerciale viene avviato: puoi vedere qualcuno fuori che parlotta sorseggiando una birra, e sempre un paio di “pali” agli angoli delle vie adiacenti. C’è anche quello che riceve una telefonata e poi parte per chissà dove, a piedi o in bicicletta.
Tutto fila liscio. Ogni tanto però si sentono scene come quella di stanotte.
L’unica differenza è che questa volta
 poteva scapparci il morto.

È quasi mezzanotte. Sentiamo urlare giù in strada, ci affacciamo, e vediamo un ragazzo nordafricano fuori di sé che urla brandendo un coltello o pugnale con una lama di circa 40 cm, e minaccia un africano, che non si scompone. Gli dice anche che se viene la polizia lo arrestano perché lui è uno spacciatore. Illuso.
Cosa voglia e perché sia così arrabbiato non è dato saperlo.
La situazione si sta calmando, ma il pericolo non è passato e il senso del dovere mi suggerisce di chiamare il 112.
Dopo aver fatto squillare il telefono per un bel po’, mi risponde un carabiniere al quale inizio a spiegare cosa è successo e dove mi trovo, ma intanto "la linea cade". Chiamo di nuovo: nessuno risponde. Ri-ri-chiamo, qualcuno risponde ma sento solo una conversazione di sottofondo e ben presto la linea ri-cade". Poi nessuna risposta, e così per un pò di volte. Dopo circa 6 o 7 tentativi falliti, chiamo il 113.
Indovinate? Stessa storia. Poi, dopo “solo” 3 o 4 tentativi, la Polizia risponde.
Inalberato, esprimo al telefono tutto il mio disappunto: “Se la mia vita dipendesse da voi sarei già morto”. E il poliziotto, con voce annoiata: “Un po' di pazienza, stiamo lavorando...”, come se rispondere a una chiamata d’emergenza non fosse il suo lavoro.
Mentre spiego l’accaduto, dico chiaramente che nel negozio spacciano, inizio a descrivere com’è vestito il ragazzo del pugnale, ma non riesco a completare la descrizione perché mi interrompono con un “sì sì sì, ora mandiamo qualcuno...”.
Il tempo passa, e nel frattempo ricominciano a volare gli insulti e decido di documentare il tutto con il video che avete visto, nel quale il protagonista si sfoga in francese: si capisce che il suo amico gli ha requisito il pugnale che lui rivuole indietro: “Donne-moi le Samurai!”, che dev’essere la marca del suo pugnale.
Poi -
per fortuna - l’amico sembra aver la meglio, e i due se ne vanno via; gli spacciatori si ritirano alla base, cioè nel loro negozio, e, dopo almeno 20 minuti dalla prima volta che ho cercato di mettermi in contatto con le forze dell'ordine, arrivano i Carabinieri.
Trovano una colonna di auto in doppia fila (qui, di notte, si usa così...) e lasciano la gazzella in terza fila, ostruendo completamente la via. Con ogni probabilità, arrivavano da Via Verdi 8, che sta a poche centinaia di metri da qui.
Chiedono ai ragazzi fuori da un locale adiacente se hanno visto qualcosa, entrano nel negozio degli spacciatori - come se fosse normale l'esistenza di un negozio di spacciatori - ed escono 10 secondi dopo. E, mentre io mi accingo a scendere per strada, salgono sulla gazzella e se ne vanno. Punto. Forse la loro fretta è solo premura, non vogliono disturbare i cittadini, intralciando il traffico della via.
Richiamo il 112, per spiegare che i Carabinieri in quel negozio ci devono entrare per davvero e perquisire, e dalla Centrale mi assicurano che li rimanderanno indietro a controllare il negozio.
Epilogo: sono le 3 di notte e sono di nuovo al balcone. L'"attività commerciale" ha appena tirato giù le serrande: questa notte i "negozianti" hanno pensato
bene di chiudere prima del solito.
Dei Carabinieri non si è più vista l'ombra. Spero vivamente che siano ancora impegnati a cercare in lungo e in largo il ragazzo del pugnale... peccato che mi sembra di riconoscerlo proprio qui sotto.